
Cosa sono le Microespressioni facciali?
Le Microespressioni facciali sono espressioni di brevissima durata (circa un venticinquesimo di secondo) che appaiono sul viso in maniera involontaria quando si cerca di mascherare o celare una emozione.
Le Microespressioni ci rivelano la vera emozione provata dalla persona in quel momento.
Una Microespressione varia rispetto ad una Macroespresione proprio per la durata. Un’emozione, di base quando provata, compare sul viso per circa 5-10 secondi, se dura qualche minuto viene chiamata Macroespressione, serve per segnalare agli altri quale emozione si sta provando. Quando invece si vuole nascondere questa stessa emozione, si tende a bloccare i muscoli del viso per non far comparire alcuna espressione. A questo punto può comparire una Microespressione, più é forte l’emozione provata, più il nostro cervello faticherà per bloccarla.
Situazioni comuni nella vita quotidiana in cui si usano
Quante volte ad un bambino viene ripetuto di non fare “quella faccia”. Oppure prima che arrivino ospiti con i regali “mi raccomando, quando apri i pacchetti sorridi, mostrati contento e ringrazia”.
Crescendo si impara ad affrontare tali situazioni e ad adattarsi a molte altre, come per esempio accogliere in maniera cordiale un ospite indesiderato, oppure, frenare la rabbia quando si subisce un torto, o ancora, non essere tristi durante una cena od una festa nonostante sia accaduto qualcosa di spiacevole.
In questi e molti altri casi la soluzione risiede nel mostrare un’espressione che si adegua a quella determinata situazione, ma che in realtà non appartiene alla vera emozione provata in quel momento.
Il fatto è che l’essere umano non è un robot, per cui può accadere che, nonostante lo sforzo per “contenere” un’emozione che non si vuole mostrare, può accadere che la stessa appaia ugualmente come microespressione, senza accorgersene.
La Microespressione
Percepire ed interpretare una Microespressione non è semplice, e come facilmente intuibile, il motivo principale riguarda la durata. Raramente si impiega il 100% del tempo di una conversazione fissando gli occhi o il viso del proprio interlocutore, per cui può capitare di guardare altrove proprio quando una microespressione si manifesta. Altre volte, la si vede senza sapere come interpretarla, lasciandola passare come se fosse un gesto qualunque o una smorfia di adattamento.

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La nascita del Facial Action Coding System (FACS)
Paul Ekman nel 1958 ha conseguito il dottorato in psicologia clinica presso Adelphi University dopo aver praticato un anno di tirocinio nel Langley Porter Neuropsychiatric Institute. Ha ricevuto uno Scientist Research Award dal National Institute of Mental Health (NIMH), nel 1971, che venne rinnovato nel 1976, 1981, 1987, 1991 e 1997. Per oltre 40 anni, il NIMH ha sostenuto la sua ricerca attraverso borse di studio, finanziamenti e premi. Nel 2001, Ekman ha collaborato con John Cleese nel girare un documentario per la BBC. Si ritirò in seguito nel 2004 come professore di psicologia dal Dipartimento di Psichiatria della University of California. Dal 1960 al 2004 ha lavorato presso il Langley Porter Psychiatric Institute.
Sicuramente la scoperta più importante del professore fu l’universalità delle espressioni facciali. Si recò inizialmente in Brasile, ritornando con una grande quantità di materiale fotografico che ritraeva tristezza, rabbia, felicità o disgusto verificando che i nordamericani non avevano alcuna difficoltà a riconoscerle. Poi si recò in Giappone, Cina e Argentina ottenendo gli stessi risultati. Ovunque si recasse, le persone del posto sembravano comprendere e usare le stesse espressioni facciali dei soggetti del Nord America.
Cominciando a pensare che la cosa riguardasse solo gli abitanti di società moderne, per capire bene come avevano origine le Microespressioni facciali, Ekman visitò nel 1967 delle tribù isolate che vivevano nelle giungle della Nuova Guinea. Anche lì accertò che le emozioni di base come tristezza, gioia, paura, rabbia, sorpresa e disgusto erano associate a delle espressioni facciali universali. Il linguaggio del volto aveva origini biologiche e la cultura non esercitava alcuna influenza significativa su di esso.
Quest’ultima scoperta diede vita ad altre domande. Di quante espressioni facciali differenti sono capaci gli esseri umani? Cosa significa precisamente una particolare emozione? E’ possibile imparare a leggere le emozioni? Paul Ekman decise di creare una specie di dizionario di espressioni facciali insieme al suo collega Wallace Friesen.
L’impresa durò circa sei anni e si concluse con il Facial Action Coding System (FACS), pubblicato nel 1978.
Questo sistema rende possibile descrivere e classificare qualsiasi espressione facciale basandosi su combinazioni di 43 unità di movimenti facciali. I 43 elementi determinano più di 10.000 combinazioni. Gli studiosi catalogarono ogni combinazione attraverso un FACS number, i nomi latini per i muscoli coinvolti e l’emozione associata.
Il volto è il luogo dove si concentra la maggior parte delle informazioni sensoriali. Il sistema di movimento dei muscoli facciali si muove attraverso quattro categorie di segnali:
- segnali facciali statici: tratti relativamente permanenti della faccia, come la struttura ossea e le masse di tessuto che creano il viso dell’individuo;
- segnali facciali lenti: cambi che avvengono col tempo e cambiano il viso dell’individuo come ad esempio le rughe;
- segnali artificiali: tratti della faccia determinati esternamente come ad esempio occhiali;
- segnali facciali rapidi: sono i movimenti dei muscoli facciali che tirano la pelle, distorcono temporaneamente la forma degli occhi, delle sopracciglia, delle labbra , le rughe ecc. Questi cambi nell’attività dei muscoli facciali sono brevi in quanto durano pochi secondi.
La terminologia più utile per descrivere e misurare le Microespressioni facciali si riferisce al sistema di produzione, cioè all’attività prodotta dai muscoli specifici. Può essere utilizzato il loro nome latino o con un sistema numerico per ogni Unità di Azione (Action Units , AUs).
Tra i tipi di messaggi che i segnali facciali rapidi possono riprodurre abbiamo:
- le emozioni;
- gli emblemi o comunicatori culturali simbolici specifici, come ad esempio fare l’occhiolino;
- i manipolatori, movimenti di automanipolazione come il mordersi le labbra;
- gli illustratori, che comprendono tutte le azioni che accompagnano e sottolineano le parole come l’alzare le sopracciglia;
- i regolatori, che comprendono tutti i mediatori della conversazione non verbale come assentire o sorridere.
Riconoscerle
Paul Ekman, ha definito che tali Microespressioni facciali possono mostrare sette emozioni di base:
- Felicità
- Tristezza
- Rabbia
- Disprezzo
- Disgusto
- Paura
- Sorpresa
Ognuna di queste emozioni può essere riconosciuta nel proprio viso ed in quello di tutte le persone, a prescindere dall’etnia, cultura, genere, religione e, con un opportuno allenamento, è possibile riconoscerle e capire la reale emozione che una persona prova, persino se quella persona siamo noi stessi.
Quanto è importante “leggere” il volto? Quanto può farci la differenza capire la reale emozione provata da chi ci è accanto? L’abilità particolare non sta soltanto nel riconoscere la Microespressione con la relativa emozione, ma nel saperla cogliere nel tempo che dura, cioè una frazione di secondo. E’ quel piccolo dettaglio a fare la differenza.

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Esempi di professioni in cui può essere molto importante riconoscere le Microespressioni
Partiamo con degli esempi pratici degli applicativi delle Microespressioni facciali:
Polizia: questo è uno dei campi più interessanti ma anche più difficili in cui applicare le Microespressioni facciali, vista l’affluenza di persone abituate a mentire. Le Microespressioni facciali, infatti, sono espressioni che si manifestano per 1/5 di secondo, correlate a determinate emozioni come: sensi di colpa, paura ecc… Ecco perché se un indagato non prova particolari emozioni in relazione al crimine commesso diventa complesso riconoscere i vari segnali di menzogna.
Politica: le Microespressioni vengono comunque trasmesse subliminalmente a chi ci ascolta. Ecco perchè alcuni politici si avvalgono di esperienza nel trasmettere determinate emozioni tramite le Microespressioni. Non essendo tuttavia ancora così conosciute in Italia, sarebbe conveniente impararle e divertirsi nel riconoscere i segnali di menzogna dei politici.
Vendita: un altro campo particolarmente interessante dove applicare il F.A.C.S. (Facial Action Coding System). Riconoscere in un cliente un sorriso trattenuto (ma sincero) o un segnale di disgusto può fare ampiamente la differenza sulla riuscita di una vendita.
Università / Colloqui: potrebbe essere molto importante capire subito come si sta andando.
Qui Tim Rott, (protagonista di “Lie to me” la famosa serie tv ), mostra le 7 emozioni universali:

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Alfredo Baldacci

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