“Io sono fatto così”… il cambiamento è possibile o si tratta di una bella illusione?

E’ possibile cambiare? E fino a che punto?

Eraclito scriveva “Nulla è permanente, tranne il cambiamento” e molti vedono nel cambiamento stesso non solo una caratteristica, ma addirittura un bisogno primario dell’uomo.

Ma l’essere umano può cambiare sul serio o semplicemente si adatta alle situazioni che vive? Tale adattamento può portare fino ad una vera e propria variazione del suo carattere, modo di pensare, convinzioni, valori, o si tratta solo di “smussare” alcuni tratti e caratteristiche del proprio comportamento?

Sicuramente il cambiamento può essere considerato, in genere, un processo naturale, sano, senza dubbio legato anche alla crescita: senza di esso non esiste crescita fisica, né emotiva, né spirituale; senza crescita non c’è evoluzione.

Sono in molti a pensare che un’effettiva variazione di carattere sia impossibile, specialmente se plasmato dopo tanti anni di vita ed esperienze, ma è pur vero che spesso queste stesse persone si sentono rassegnate di fronte ad aspetti della loro esistenza che non amano ma che sono “figli” del carattere che si ritrovano.

Altri invece decidono quasi di aggrapparsi all’idea che il cambiamento sia possibile, specie quando questo riguardi un altro, magari la persona che si frequenta o con cui si ha una relazione. Avete mai conosciuto qualcuno convinto – o fortemente speranzoso – di poter cambiare il proprio partner in aspetti che non sono “conformi” alla propria immagine di compagno/a ideale? Ma il dubbio prima o poi sorge e di sovente si sente dire: “ma potrà cambiare per amor mio?”

Qui i più saggi rispondono che essendo il carattere parte della personalità che rende unico ogni individuo, nel momento in cui si chiede al partner di cambiare per amore, si impone un cambiamento forzato e rischioso perché prima o poi la vera natura potrebbe erompere e allora generalmente ci si sofferma sull’idea che la possibilità che un uomo, o una donna, cambi per amore esista veramente, ma solo quando il desiderio di cambiare si origini spontaneamente e genuinamente in chi debba affrontare tale “trasformazione”; si deve quindi trattare di un cambiamento intrapreso in modo spontaneo, assolutamente non imposto.

In realtà una delle cose che più dovremmo tenere a mente è che noi possiamo modificare ciò su cui abbiamo piena influenza e quindi già credere di poter condizionare un altro fino a farlo cambiare, potrebbe rappresentare una falsa speranza.

Trattiamo quindi di ciò su cui abbiamo effettivo potere decisionale e di influenza: noi stessi.

Intanto è giusto domandarsi: “perché dovrei cambiare?” La risposta dipende dai risultati che si stanno ottenendo nella vita.

  • Ci sono caratteristiche di se stessi che impediscono di raggiungere gli obiettivi a cui si tiene?
  • Le risposte che si ottengono dagli altri sono spesso diverse da quelle che si vorrebbero?
  • Esistono aspetti del proprio carattere che si ritiene di dover rivedere?

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Se anche una sola di queste risposte fosse affermativa e si venisse a creare un reale disagio rispetto a quello che veramente si desidera, potremmo parlare di una motivazione effettiva e “congeniale” al cambiamento.

Non è difficile trovare esempi di persone che convivevano con la timidezza trasformate in impavide ed esuberanti, gli indisciplinati diventati precisi e conformi alle regole, i disorganizzati impratichiti nell’organizzazione, la fragilità fatta resilienza, oppure individui inconcludenti trasformati in pragmatici. 

“Nessuna qualità umana è completamente refrattaria al cambiamento”

Daniel Goleman

Insomma se pensata in questi termini il “sono fatto così, non posso cambiare” diventa quasi una scusa o comunque un modo per manifestare che non c’è reale volontà di cambiamento.

Quindi è possibile cambiare? Senza dubbio sì, ma è necessario considerare di che tipo di cambiamento stiamo parlando.

Qui è essenziale far riferimento alla Programmazione Neuro Linguistica e ai “livelli di pensiero”, o “livelli logici” introdotti da Robert Dilts, basandosi su alcune intuizioni dell’antropologo Gregory Bateson. In pratica si considera la struttura mentale come una serie di livelli gerarchici naturali (partendo dall’ambiente, più esterno, fino all’identità e spiritualità, più profondi);
ogni livello superiore include tutti gli altri collocati prima.

I livelli sono, dal più basso al più alto:

  1. Ambiente (risponde alle domande “dove?”, “quando?”)
  2. Comportamento (risponde alla domanda “che cosa?”)
  3. Capacità (risponde alla domanda “come?”)
  4. Valori e Credenze (risponde alla domanda “perché?”)
  5. Identità (risponde alla domanda “chi?” E’ il senso di identità personale: chi crediamo di essere)
  6. Spiritualità o Missione (risponde alle domande “per chi? e/o per che cosa?”, quindi soddisfa la consapevolezza del senso della propria vita, del “per quale motivo sto al mondo?”)

Pertanto ogni cambiamento ad un livello superiore si ripercuote sui sottolivelli, provocando così un impatto maggiore sull’individuo.

Ciò significa che variare un aspetto del proprio “comportamento” sarà più facile rispetto al modificare un proprio “valore” e la variazione di un “valore” sarà più semplice di un mutamento di un elemento caratteristico della propria “identità”.

Non ci soffermiamo – non in questa sede almeno – sull’argomento, tra l’altro utilissimo quando si affronta un percorso di Coaching, ma è importante sapere che per capire se sia sempre possibile – o, a seconda dei punti di vista, quanto sia “semplice” – cambiare un elemento di sé, è necessario aver presente su quale “livello” occorra agire.

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Quali sono gli elementi fondamentali per chi desideri cambiare? Intanto, come dicevamo, la motivazione, che abbiamo capito deve essere reale, forte e spontanea; in secondo luogo la convinzione che ciò sia possibile, a qualunque età e nonostante qualsiasi esperienza precedentemente vissuta. La mancanza di anche uno solo di questi elementi determina già prima di iniziare, la previsione di un insuccesso.

Molti ritengono che il passato condizioni talmente tanto il nostro essere da limitare, se non rendere addirittura impossibile, il cambiamento. Senza dubbio la somma delle esperienze fatte e delle situazioni ed emozioni vissute, influenzano il nostro modo di pensare, ma il “passato” in realtà  definisce chi siamo solo nella misura in cui noi lo permettiamo.

Noi cambiamo ogni giorno e in teoria, ogni giorno potremmo essere del tutto differenti da come eravamo solo poche ore prima. Per abitudine agiamo in modo meccanico, lasciando alla routine il compito di guidarci e scegliere. Ciò significa, quindi, che se decidessimo di smettere di agire in modo automatico e ripetitivo, potremmo scegliere praticamente ogni giorno e in ogni momento come comportarci, cosa pensare e come interagire con ciò che ci circonda.

“Alla nascita, il cervello umano è ben lontano dall’essere completamente formato. Sebbene lo sviluppo più intenso avvenga durante l’infanzia, il cervello continua comunque a forgiarsi per tutta la vita. I bambini vengono al mondo con molti più neuroni di quelli che resteranno poi nel loro cervello maturo; grazie a un processo noto come “pruning” (potatura) il cervello perde effettivamente le connessioni neuronali meno usate, formandone di molto forti in quei circuiti sinaptici rivelatisi i più usati. Questo processo, eliminando le sinapsi irrilevanti, migliora il rapporto segnale-rumore rimuovendo la causa del “rumore”; si tratta di un processo costante e veloce, in quanto le connessioni sinaptiche possono formarsi nel giro di ore o giorni.”

da “Intelligenza emotiva“, Daniel Goleman

Quindi cosa fare, in estrema pratica, per cambiare il nostro modo di comportarci? (notare il livello di pensiero su cui stiamo agendo)

  • implementare strategicamente nuovi comportamenti coerenti con il nuovo “modo di essere” (definito attraverso un obiettivo)
  • ripetere i nuovi comportamenti finché non diventino “spontanei”.

Ragionando in questo modo, si può escludere l’ormai noto “sono fatto così, non posso cambiare” e verificare i punti fondamentali di questa tipologia di cambiamento:

  • Non basta dirsi “non voglio più…”, occorre decidere “come voglio essere” (obiettivo).
  • Definire una strategia e metterla in pratica con costanza.
  • Senza continuità non si raggiunge alcun obiettivo.
  • La motivazione è fondamentale: si tornerà inevitabilmente al “vecchio” modo di essere se le motivazioni alla base del cambiamento non sono sufficientemente forti.

Vogliamo semplificare la cosa? Se non si vuol cambiare non si cambia, questo è certo, ma non c’entra con il “potere”, c’entra con “l’essere convinti di”. Se si crede di non riuscire in un cambiamento che sembra “più grande di noi”, può essere utile rivolgersi ad un Coach, una figura professionale che facilita il cambiamento e supporta il proprio assistito a raggiungere l’obiettivo che si prefigge.

L’importante è sapere cosa si vuole diventare, capire i propri limiti e le risorse per superarli, riflettere su un piano d’azione e su una strategia efficace per raggiungere lo scopo e metterla in pratica in modo costante.

Una delle più note frasi attribuite a Darwin recita: “Non è la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte. E’ quella più predisposta ai cambiamenti”.

Angela Pollastrini

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